(ANSA) – MILANO, 13 OTT – Una rete integrata territoriale in grado di prendere in carico i pazienti con insufficienza renale, permetterebbe di tenere sotto controllo la malattia e ritardarne la progressione, permettendo in cinque anni risparmi per 2,5 miliardi di euro. Ne hanno discusso i nefrologi di tutta Italia riuniti nei giorni scorsi a Catania nell’annuale Congresso nazionale della Società di nefrologia (Sin).
”La realizzazione di un Registro della malattia renale e la costituzione di una rete a livello territoriale – ricorda Antonio Santoro, Presidente Sin (Università di Bologna, Policlinico S.Orsola-Malpighi) – è stata approvata lo scorso 5 agosto dalla Conferenza Stato Regioni. La prevenzione può essere efficacemente implementata attraverso una rete che monitorizzi costantemente il paziente. In alcune regioni, specie del Sud, dove il trattamento è affidato a strutture private convenzionate, non esiste un network integrato con le strutture pubbliche del territorio”.
”Questo modello di prevenzione – secondo Santoro – deve invece essere allargato a tutto il Paese, anche nell’ottica di contenere la spesa pubblica. Ritardare di almeno 5 anni la progressione della malattia, permetterebbe al Sistema Sanitario Nazionale di risparmiare circa 2,5 miliardi di euro”.
A tutt’oggi i progetti di rete nefrologica riguardano solo un numero esiguo di Regioni e tra queste l’Emilia-Romagna che ha realizzato un programma di prevenzione dell’insufficienza renale.
Ecco i risultati di 10 anni di attività: sono più di 18.000 i pazienti residenti in Emilia-Romagna portatori di una malattia renale cronica seguiti in ambulatori dedicati delle Nefrologie e controllati attraverso un Registro informatizzato nella evoluzione della loro malattia. Grazie a questo progetto si è verificata negli ultimi 7 anni una riduzione del 26% dei pazienti in dialisi. Inoltre, grazie ai dati di questo Registro è stato possibile individuare i dati clinici e laboratoristici che permettono di prevedere l’evoluzione della nefropatia ed anche il rischio di ulteriori complicanze. (ANSA).
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